SE IL LAVORATORE IMPUGNA DUE VOLTE IL LICENZIAMENTO?
- L’Avvocato del Lavoro commenta:
Cosa accade se il lavoratore impugna con due distinti atti il licenziamento?
-risponde l’Avvocato del Lavoro.
Cari lettori, l’Avvocato del Lavoro di Milano in questo articolo analizza un tema molto complesso riguardante il tema della doppia impugnazione stragiudiziale del licenziamento commentando una recente sentenza della Cassazione, Sez. Lav., 22.06.2018, n. 16591.
L’Avvocato del Lavoro preliminarmente chiarisce che la questione del termine di decadenza di 180 giorni per il deposito del ricorso, in presenza di una doppia impugnazione stragiudiziale del licenziamento, di cui la prima effettuata dall’Organizzazione Sindacale all’insaputa del lavoratore e la seconda dal lavoratore ignaro della prima, trae fondamento dal nuovo regime della decadenza introdotto dall’Art. 32, comma 1, L. n. 183/2010, secondo il quale il decorso del successivo termine di 180 giorni per il deposito del ricorso giudiziale scatta unicamente dopo l’impugnativa proposta dal (difensore) dipendente.
Pertanto, qualora all’atto scritto di impugnazione stragiudiziale da parte del Sindacato senza che il lavoratore ne fosse a conoscenza segua, nell’arco temporale di 60 giorni, la manifestazione scritta della volontà del lavoratore di opporsi al licenziamento, è a quest’ultimo che si deve far riferimento per valutare se sia stato rispettato il successivo termine di decadenza di deposito del ricorso nei 180 giorni.
Nel caso analizzato dall’Avvocato del Lavoro di Milano, il lavoratore impugnava giudizialmente il licenziamento disciplinare irrogatogli dalla società datrice. In conseguenza di ciò, sia il Tribunale che la Corte d’Appello, rigettavano la domanda sull’assunto che il deposito del ricorso era avvenuto dopo 180 giorni dalla comunicazione dell’Organizzazione Sindacale, ritenendo irrilevante che il dipendente non fosse stato messo a conoscenza dell’iniziativa del sindacato e che lo stesso avesse trasmesso, tramite il proprio avvocato, una successiva impugnazione stragiudiziale del provvedimento espulsivo.
La Cassazione, ribaltando quanto stabilito in primo e secondo grado, affermava che se all’atto scritto di impugnazione stragiudiziale spedito dal sindacato, senza che il lavoratore ne fosse stato preventivamente informato, fa seguito, sempre nell’arco temporale di 60 giorni, la manifestazione scritta della volontà dell’interessato di opporsi al licenziamento, è solo a quest’ultimo evento che si deve fare riferimento allo scopo di valutare se sia stato adempiuto il successivo termine decadenziale di deposito del ricorso giudiziario nei successivi 180 giorni.
Secondo i Giudici di legittimità, infatti, l'Organizzazione Sindacale resta, comunque, idonea a valutare gli interessi del lavoratore iscritto e a proporre, nel suo interesse ed a prescindere dalla conoscenza di questi, l'impugnativa del licenziamento entro il termine di sessanta giorni.
Laddove, però, spiegano i Giudici, entro lo stesso termine di Legge, il lavoratore abbia avanzato autonoma impugnazione, personalmente o a mezzo di difensore munito di mandato speciale, il successivo termine di decadenza per proporre il ricorso giudiziale non può che decorrere da tale ultima impugnazione, in relazione alla quale vi è la certezza della cognizione da parte dell'interessato.
Su tali presupposti, la Suprema Corte ha accolto il ricorso proposto dal lavoratore, cassando con rinvio la sentenza impugnata.
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